Tutto questo si ripete ogni anno per non dimenticare il duro lavoro dei nostri nonni e per ricordare le nostre origini
Nel contesto della salvaguardia delle tradizioni l’Associazione Amici di Vivaio realizza ogni anno, a partire dal 2004, una carbonaia, antico metodo di produzione del carbone da legna. I soci si sono avvalsi della preziosa collaborazione degli ultimi carbonai del luogo che, attraverso interviste e spiegazioni dettagliate, hanno trasmesso ai più giovani e intraprendenti l’arte di ricavare il carbone bruciando intelligentemente la legna. La manifestazione si svolge all’interno di un castagneto e la carbonaia viene accesa da una persona diversa ogni anno. A partire dal 2012 la Carbonaia di Vivaio è sempre stata accesa da una donna.
Come viene realizzata la Carbonaia
Si inizia con la preparazione della “piazza” dove per piazza si intende il luogo dove sorgerà la Carbonaia. Per favorire la omogenea cottura della legna la piazza deve essere resa perfettamente in piano. La spianatura viene eseguita con Zappa e Rastrello. Una volta preparata la Piazza si passa alla costruzione, chiamata ”involgitura”. Si parte con la “castellina”, sovrapposizione di tronchi corti disposti in quadrato a formare un camino.
Successivamente si inizia ad appoggiare in cerchio alla Castellina la legna partendo da dimensioni di circa 30 cm. Fino ad arrivare progressivamente alla lunghezza di circa 1metro.
Il passo successivo consiste nella costruzione del “calzolo”, file di zolle dette “iove” o “pellicce”, che si dispongono alla base della carbonaia, appoggiate all’involtura, 3 o 4 file di iove. La legna poi viene coperta con la “paltriccia” (foglie secche). La Paltriccia serve ad impedire che la terra successivamente messa penetri tra un tronco e l’altro.
A questo punto viene eseguita la “copertura” usando terra di buona qualità cioè non troppo argillosa o sassosa. Lo spessore della copertura varia a seconda del tipo di legna impiegata.
La Carbonaia è pronta per essere “ infuocata”.
Alla sommità della Carbonaia si dispongono 3 tronchetti sopra i quali se ne incendiano altri. Una volta formatasi la “brace”, la si fa cadere all’interno e successivamente viene alimentata con piccoli pezzi di legno detti “mozzi”, tagliati preventivamente con il pennato sul “Fittone” (tronco piantato a terra), riempiendo fino alla sommità e pigiandoli con una pertica chiamata “ Infuochina”. Quando il fuoco dal fondo del camino centrale è tornato alla sommità della Carbonaia, la si tappa con una zolla e poi con la terra.
Il tempo di cottura varia a seconda delle dimensioni e della quantità della legna, mediamente con 6 quintali di legna si ottiene 1 quintale di Carbone.
Il fuoco all’interno prende aria da una serie di fori praticati alla base della carbonaia chiamati “Cagnoli” ed il fumo esce da altri fori, i “Panchini” che, man mano che il processo di carbonizzazione va avanti, vengono fatti intorno alla Carbonaia sempre più in basso. I fori sono praticati con un bastone appuntito, il “fumaiolo” Da questi esce il fumo bianco inizialmente e azzurro quando la legna sarà diventata carbone.
Una volta che siamo arrivati alla cottura e quindi la legna è diventata tutta carbone, vengono tolte le iove e viene effettuata la pulitura della terra da sassi, radici e altri corpi estranei. Per questa operazione si usa il “semondino”, cioè una specie di rastrello.
La terra così pulita viene rimessa sopra e non prendendo più aria il carbone si raffredda
Dopo circa 24 ore si può estrarre il carbone con l’ausilio di rastrelli. L’operazione viene fatta al mattino quando è ancora buio per vedere se ci sono residui di fuoco che prontamente vengono spenti con la terra. Il carbonaio usa zoccoli di legno per isolare i piedi dal calore.
Il carbone infine, dopo essersi ulteriormente raffreddato, viene imballato con l’ausilio di un”vaglio” costruito con strisce di castagno intrecciate. Le balle vengono chiuse con dei piccoli legni chiamati “randoli” che impediranno al carbone di fuoriuscire. Oggi le balle vengono legate con lo spago ed il carbone viene messo anche in grandi sacchetti di carta.
Tratto da “Questa è stata la mia vita“, poesie del “Nonno montanino” Primo Begliomini
Ora vi narrerò la vita strapazzata
per chi alla macchia va per lavorare
vita tremenda e vita tribolata
chi non ha provato non la può narrare
soltanto nell’inferno un’anima dannata
non puole tante pene sopportare
non puole avere tanta sofferenza e dolore
quanta ne ha il carbonaio e il tagliatore
Ed è veramente una vita tremenda quella del carbonaio, è faticoso tagliare la legna, preparare la carbonaia, che una volta infuocata deve essere guardata giorno e notte per evitare che si formino voragini nella terra e invece di avere carbone, la legna diventi cenere.
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